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Tracce di Omicidio
Blake Pierce


Un Thriller di Keri Locke #2
Una trama dinamica che cattura dal primo all’ultimo capitolo. Midwest Book Review, Diane Donovan (a proposito di Il killer della rosa) Dall’autore di thriller best-seller Blake Pierce, ecco un nuovo capolavoro di suspense psicologica. Keri Locke, detective delle Persone scomparse alla divisione Omicidi del LAPD, è ancora sconvolta dal rapimento di sua figlia, accaduto anni prima, e che ancora non è stata ritrovata. Sempre ossessionata dal desiderio di ritrovarla, Keri seppellisce il dolore nell’unico modo che conosce: buttandosi nei casi delle persone scomparse a Los Angeles. Una telefonata di routine da parte della preoccupata madre di una studentessa del liceo che è sparita da solo due ore dovrebbe essere ignorata. Ma qualcosa nel tono di voce della donna la colpisce, e Keri decide di investigare. Quello che scopre la sconvolge. La figlia scomparsa – di un importante senatore – nascondeva segreti di cui nessuno era al corrente. Quando tutte le prove fanno pensare a una fuga, Keri viene estromessa dal caso. Eppure, nonostante la pressione dei suoi superiori e dei media, nonostante tutte le piste si rivelino vicoli ciechi, la brillante e ossessiva Keri si rifiuta di arrendersi. Sa di avere solo quarantotto ore di tempo per trovare la ragazza viva. Noir psicologico con una suspense drammatica, TRACCE DI MORTE segna il debutto di una nuova affascinante serie – e di un nuovo fantastico personaggio – che vi terrà incollati alla pagina fino alla fine. Un capolavoro del genere thriller e noir! L’autore ha lavorato benissimo sul lato psicologico dei personaggi, che sono descritti così bene che il lettore si sentirà dentro la loro mente, preda delle loro paure e felice dei loro successi. La trama è molto intelligente e vi intratterrà fino alla fine. Pieno di colpi di scena, questo è un libro che vi terrà svegli fino all’ultima pagina. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il killer della rosa) Il Libro #2 della serie di Keri Locke sarà presto disponibile.







T R A C C E D I O M I C I D I O



(UN THRILLER DI KERI LOCKE — LIBRO 2)



B L A K E P I E R C E


Blake Pierce



Blake Pierce è l’autore della serie thriller best-seller di RILEY PAGE, che include sette libri (più altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore della serie di MACKENZIE WHITE, che comprende cinque libri (più altri in arrivo); della serie di AVERY BLACK, che comprende quattro libri (più altri in arrivo); e della nuova serie thriller di KERI LOCKE.

Avido lettore e fan dei gialli e dei thriller, Blake vorrebbe avere tue notizie, quindi visita il suo sito internet www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com) per saperne di piГ№ e rimanere aggiornato su tutte le novitГ .



Copyright © 2017 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di acquistarne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato o non è stato acquisto per suo solo uso e consumo, è pregato di restituirlo e comprarne una copia per sé. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Anna Vaczi, usata su licenzia concessa da Shutterstock.com.


I LIBRI DI BLAKE PIERCE



I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)



I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)



I MISTERI DI AVERY BLACK

IL KILLER DI COLLEGIALI (Libro #1)

CORSA CONTRO IL TEMPO (Libro #2)

FUOCO A BOSTON (Libro #3)



I GIALLI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)


INDICE



CAPITOLO UNO (#u6b73a61a-308c-5f4f-b5e0-f761e121e8ac)

CAPITOLO DUE (#ue91307e9-22cd-5994-847e-cd3f780c3667)

CAPITOLO TRE (#ue7e2d262-a55a-504f-aa98-ef1cfd1aaf2a)

CAPITOLO QUATTRO (#udfd7f56a-4518-5d9d-87f0-3ebfa7a9155e)

CAPITOLO CINQUE (#u8230263b-9ed4-5cd9-9614-453e7e40b160)

CAPITOLO SEI (#ue7f01e66-4ae9-52e0-afdc-0f60abcbccd6)

CAPITOLO SETTE (#ud6a54242-bc8b-5081-b055-f3a257f2683e)

CAPITOLO OTTO (#u551e6565-2261-56cf-a35d-bcc6bf0f8938)

CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRÉ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTATRÉ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTAQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTACINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTOTTO (#litres_trial_promo)




CAPITOLO UNO


Il lungo corridoio era buio. Anche con la torcia accesa, Keri faticava a vedere a più di tre metri davanti a lei. Ignorò il nodo di paura nello stomaco e proseguì. Con una mano a tenere la torcia e l’altra chiusa sulla pistola, avanzò lentamente. Alla fine raggiunse la porta del seminterrato. Ogni parte di lei le diceva di aver finalmente trovato il posto giusto. Era lì che veniva tenuta la sua piccola Evie.

Keri spinse la porta per aprirla e mise piede sul primo scricchiolante gradino di legno. L’oscurità era ancor più soverchiante che nel corridoio. Mentre lentamente scendeva le scale, le venne in mente quanto fosse strano trovare una casa con seminterrato nella California del sud. Era la prima in cui si fosse mai imbattuta. Poi udì qualcosa.

Sembrava il pianto di un bambino – di una bambina, forse sugli otto anni. Keri la chiamò e una voce le rispose.

“Mamma!”

“Non ti preoccupare, Evie, la mamma è qui!” Le rispose Keri mentre correva giù dalle scale. Qualcosa però la divorava, le diceva che la cosa non quadrava.

Non fu che quando un dito del piede urtò contro un gradino e perse l’equilibrio, cadendo nel nulla, che capì che cosa la mettesse a disagio. Evie era scomparsa da cinque anni. Come poteva avere ancora la stessa voce?

Ma era troppo tardi per farci qualcosa ormai, e sfrecciò attraverso l’aria fino al pavimento. Si preparò all’impatto. Che non ci fu. Con suo orrore, capì che stava cadendo in una fossa apparentemente infinita, che l’aria si faceva più fredda, che attorno a lei si sentiva un vagito che non cessava mai. Aveva fallito con sua figlia ancora una volta.

Keri si svegliò con un sobbalzo, scattando a sedere dritta nella macchina. Le ci volle un momento per capire cos’era accaduto. Non si trovava in una fossa infinita. Non si trovava in un inquietante seminterrato. Si trovava nella sua malcolcia Toyota Prius nel parcheggio della stazione di polizia, dove si era addormentata mangiando il pranzo.

Il freddo che aveva sentito veniva dal finestrino aperto. Il vagito era in realtГ  la sirena di una volante che partiva dopo aver ricevuto una chiamata. Era zuppa di sudore e il cuore le batteva veloce. Ma nulla era stato reale. Era stato solo un altro orribile e tremendo incubo. Sua figlia, Evelyn, ancora non era stata ritrovata.

Keri si scacciò quel che restava dei suoi pensieri dalla testa, bevette un sorso dalla bottiglia d’acqua, uscì e puntò alla stazione, ricordando a se stessa che non era più solo una madre: era anche una detective dell’Unità persone scomparse del Dipartimento di polizia di Los Angeles, il LAPD.

Le ferite multiple la costringevano a muoversi con cautela. Erano passate solo due settimane dal brutale scontro con un violento rapitore di bambini. Pachanga, almeno, aveva avuto ciò che si meritava dopo che Keri aveva salvato la figlia del senatore. Pensarci rendeva il dolore lancinante che ancora sentiva su tutto il corpo un po’ più tollerabile.

I dottori le avevano permesso di togliersi la maschera protettiva dal viso solo qualche giorno prima, dopo aver determinato che l’orbita oculare fratturata stava guarendo abbastanza bene. Il braccio era ancora fasciato dopo che Pachanga le aveva rotto la clavicola. Le era stato detto che avrebbe potuto togliere l’imbracatura tra una settimana, ma stava prendendo in considerazione l’idea di buttarla via prima perché era davvero fastidiosa. Non c’era nulla che si potesse fare per le costole rotte a parte indossare un’imbottitura protettiva. Anche quella la infastidiva, perché la faceva sembrare più grassa di quattro o cinque chili in confronto ai suoi cinquantanove chili standard di peso forma. Keri non era una donna vanitosa. Ma a trentacinque anni le piaceva riuscire ad attirare ancora qualche sguardo. Con l’imbottitura che spingeva contro la camicetta all’altezza della vita e che la avvolgeva al di sopra dei pantaloni che usava al lavoro, dubitava di attirare grandi sguardi.

Visto il periodo di riposo che le era stato dato per la guarigione, non aveva più gli occhi castani iniettati di sangue dalla stanchezza come al solito e i capelli biondo sporco, trattenuti all’indietro da una semplice coda di cavallo, venivano lavati davvero. Ma l’osso orbitale fratturato le aveva lasciato sul lato sinistro del viso un grosso livido giallo che solo ora stava cominciando a scomparire, e la fasciatura non la rendeva più attraente. Probabilmente non era il momento migliore per darsi ai primi appuntamenti.

Il pensiero di uscire con qualcuno le fece venire in mente Ray. Era stato suo partner per l’ultimo anno e suo amico negli ultimi sei, e ora era ricoverato in ospedale dopo un colpo di arma da fuoco preso allo stomaco da Pachanga. Fortunatamente stava abbastanza bene da essere stato spostato dall’ospedale che si trovava vicino al luogo della sparatoria al Cedars-Sinai Medical Center di Beverly Hills. Era a soli venti minuti di macchina dalla stazione di polizia, quindi Keri poteva andare a fargli visita spesso.

Comunque durante quelle visite nessuno dei due aveva mai accennato alla crescente tensione romantica che, lei lo sapeva, entrambi sentivano.

Keri fece un respiro profondo prima di affrontare i familiari eppure snervanti passi all’interno dell’ufficio della stazione. Le sembrò che fosse di nuovo il suo primo giorno di lavoro. Sentiva gli occhi su di sé. Ogni volta che superava i colleghi, percepiva le loro occhiate rapide e furtive e si chiedeva a che cosa stessero pensando.

La consideravano ancora tutti solo un’imprevedibile trasgressiva? Si era guadagnata un po’ di invidioso rispetto per aver preso un killer che rapiva bambini? Per quanto ancora essere l’unica detective donna della squadra l’avrebbe fatta sentire un’outsider permanente?

Mentre li superava nel via vai della stazione e si accomodava alla sedia della scrivania, Keri cercГІ di controllare il nodo di risentimento che le stava nascendo nel petto e di concentrarsi solo sul lavoro. Almeno il posto era gremito e caotico come sempre e, in quel modo rassicurante, nulla era cambiato. La stazione era piena di civili che riempivano moduli di proteste, delinquenti che venivano schedati, e detective impegnati al telefono a seguire le loro piste.

Da quando era tornata, Keri era costretta a dedicarsi solo al lavoro d’ufficio. E la sua scrivania era piena. Dal suo ritorno era stata inondata da un mare di scartoffie. C’erano decine di rapporti di arresto da rivedere, mandati di perquisizione da ottenere, dichiarazioni di testimoni da valutare, e rapporti di prove da esaminare.

Sospettava che i colleghi le stessero rovesciando addosso il loro lavoro, dato che ancora non le era permesso di tornare sui casi. Fortunatamente sarebbe tornata sul campo il giorno seguente. E la veritГ  era che non le dispiaceva essere incastrata in ufficio per una sola ragione: i documenti che riguardavano Pachanga.

Quando i poliziotti avevano perquisito casa sua dopo l’incidente, avevano trovato un laptop. Keri e il detective Kevin Edgerton, il guru informatico del distretto, avevano craccato la password di Pachanga, riuscendo così ad aprire i file. La speranza di Keri era che i file avrebbero portato alla scoperta molti bambini scomparsi, magari anche di sua figlia.

Purtroppo ciò che a una prima occhiata era sembrata la vena principale di informazioni su molti rapimenti si era rivelata di difficile accesso. Edgerton aveva spiegato che i file criptati potevano essere aperti solo con il giusto codice, che loro non avevano. Keri aveva trascorso l’ultima settimana imparando tutto ciò che poteva su Pachanga, nella speranza di craccare il codice. Ma fino a quel momento non era arrivata a niente.

Mentre sedeva lì a rivedere i documenti, i pensieri di Keri tornarono a qualcosa che la stava divorando da quando aveva ripreso il lavoro. Quando Pachanga aveva rapito Ashley, la figlia del senatore Stafford Penn, aveva agito sul volere del fratello del senatore, Payton. I due avevano comunicato sul dark web per mesi.

Keri non poteva fare a meno di chiedersi come il fratello di un senatore fosse riuscito a contattare un rapitore professionista. Non frequentavano certo gli stessi giri. Però una cosa in comune ce l’avevano. Entrambi erano rappresentati da un avvocato che si chiamava Jackson Cave.

L’ufficio di Cave si trovava in cima a un grattacielo del centro, ma molti suoi clienti erano ben piantati a terra. Oltre al lavoro aziendale, Cave aveva un lungo curriculum come rappresentante di stupratori, rapitori e pedofili. Volendo essere generosa, Keri sospettava che così fosse perché sapeva di poter ingannare quegli sgradevoli clienti. Ma una parte di lei pensava che ci avesse preso gusto davvero. In ogni caso lo disprezzava.

Se Jackson Cave aveva messo in contatto Payton Penn e Alan Pachanga, era logico che sapesse anche come accedere a tutti i file criptati. Keri era sicura che da qualche parte nel suo elegante ufficio ai piani alti ci fosse il codice di cui aveva bisogno per scoprire i dettagli su tutti i bambini scomparsi, forse anche sulla sua. Era giunta alla conclusione che in un modo o nell’altro, legale o meno, sarebbe entrata in quell’ufficio.

Mentre si metteva a pensare a come farlo, Keri notò un’agente donna in divisa appena sopra alla ventina che si dirigeva lentamente verso di lei. Le fece cenno con la mano di avvicinarsi.

“Mi ricordi come ti chiami?” chiese Keri, non sapendo se dovesse già saperlo.

“Sono l’agente Jamie Castillo,” rispose la giovane donna dai capelli scuri. “Sono appena uscita dall’accademia. Sono stata riassegnata qui la settimana in cui tu eri in ospedale. Ero alla Divisione West.”

“Quindi non devo sentirmi in colpa perché non mi ricordo il tuo nome?”

“No, detective Locke,” disse decisa Castillo.

Keri rimase impressionata. La ragazza aveva una sicurezza e un acume negli occhi scuri che suggerivano un’astuta intelligenza. Sembrava anche che sapesse badare a se stessa. Alta almeno un metro e settantasette, aveva una corporatura atletica e muscolosa che faceva pensare che proporle una lotta sarebbe stato imprudente.

“Bene. Cosa posso fare per te?” chiese Keri, cercando di non avere un tono intimidatorio. Non c’erano molti poliziotti donna alla Divisione Pacific, e Keri non voleva spaventarle.

“Sono stata assegnata alle chiamate, nelle ultime settimane. Come puoi immaginare, moltissime telefonate riguardavano il tuo scontro con Alan Pachanga e la dichiarazione che hai rilasciato su tua figlia.”

Keri annuì, ricordando ciò che era avvenuto. Dopo aver salvato Ashley, il dipartimento aveva tenuto una grande conferenza stampa per celebrare il fortunato esito.

Ancora sulla sedia a rotelle, Keri aveva elogiato Ashley e la sua famiglia, prima di cooptare la conferenza per parlare di Evie. Aveva mostrato una foto e aveva pregato il pubblico di dare qualsiasi informazione che avrebbe potuto essere utile per le ricerche. Il suo supervisore diretto, il tenente Cole Hillman, si era così arrabbiato con lei per aver usato una vittoria del dipartimento come strumento della sua personale crociata che Keri aveva pensato che l’avrebbe licenziata sul posto se avesse potuto. Ma dato che era costretta su una sedia a rotelle, e dato che era l’eroina salvatrice di una teenager, non poteva.

Anche quando era bloccata all’ospedale, Keri aveva sentito delle voci che dicevano che si era infastidito quando il dipartimento era stato inondato da centinaia di telefonate al giorno.

“Mi dispiace che tu sia bloccata con questa mansione,” disse Keri. “Volevo solo tirare fuori il massimo da quell’opportunità e non ho pensato a chi avrebbe dovuto gestirne le conseguenze. Immagino che tutte le chiamate si siano rivelate dei vicoli ciechi, vero?”

Jamie Castillo esitГІ, come chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta. Keri riusciva a vedere la testa della giovane donna elaborare. La guardГІ calcolare la mossa giusta e la ragazza non potГ© che piacerle. Si sentiva come se stesse guardando una versione piГ№ giovane di se stessa.

“Be’,” disse alla fine Castillo, “per la maggior parte, sono state escluse facilmente, dato che venivano da persone instabili o in vena di fare scherzi. Ma stamattina abbiamo ricevuto una telefonata che era diversa. Aveva una schiettezza che ha fatto sì che la prendessi più seriamente.”

Quasi subito a Keri si seccò la bocca e sentì il cuore che cominciava a batterle forte.

Resta calma. Probabilmente non ГЁ niente. Non reagire in maniera sproporzionata.

“Posso sentirla?” chiese con più calma di quanta le sembrasse possibile.

“Te l’ho già inoltrata,” disse Castillo.

Keri guardò il telefono e vide l’icona che indicava un messaggio in segreteria. Cercando di non sembrare disperata, raccolse lentamente il ricevitore e ascoltò.

La voce del messaggio era roca, aveva un suono quasi metallico ed era difficile da capire, cosa resa ancor piГ№ difficile dai colpi rumorosi che si sentivano in sottofondo.

“Ti ho vista parlare della tua ragazzina alla tv,” diceva. “Voglio aiutarti. C’è un deposito abbandonato a Palms, di fronte alla centrale elettrica di Piedmont. Dagli un’occhiata.”

C’era solo quello – una voce roca e maschile che offriva un’indicazione vaga. Allora perché le dita le formicolavano dall’adrenalina? Perché aveva difficoltà a deglutire? Perché nei suoi pensieri improvvisamente le ritornavano flash dell’aspetto che poteva avere Evie adesso?

Forse perché il messaggio non aveva nessuna delle caratteristiche delle chiamate false standard. Non cercava di attirare l’attenzione su se stesso, ed era quello che aveva chiaramente colpito l’attenzione di Castillo. E quello stesso elemento – la sua inequivocabile insipidezza – era la caratteristica che in quel momento faceva scendere giù per la schiena di Keri goccioline di sudore.

Castillo la osservava in attesa.

“Credi che sia vera?” chiese.

“Difficile a dirsi,” rispose Keri obiettivamente, nonostante il battito furioso del cuore, mentre cercava la centrale elettrica su Google Maps. “Più tardi verificheremo da dove è venuta la telefonata e faremo ripulire il messaggio a un tecnico per vedere cos’altro può essere capito dalla voce e dai rumori di sottofondo. Ma dubito che riusciranno a capirci molto. Chiunque abbia telefonato è stato attento.”

“L’ho pensato anch’io,” disse Castillo. “Non ha lasciato nessun nome, chiaramente ha cercato di mascherare la voce, più i rumori di disturbo in sottofondo. Sembrava… diversa dalle altre telefonate.”

Keri ascoltava solo a metà mentre guardava la mappa sullo schermo. La centrale elettrica si trovava sulla National Boulevard, appena a sud della freeway 10. Guardando l’immagine dal satellite, verificò che ci fosse un deposito dall’altra parte della strada. Che fosse abbandonato o meno, non lo sapeva.

Ma sto per scoprirlo.

Guardò Castillo e provò un impeto di gratitudine nei suoi confronti – e anche qualcosa che non sentiva da molto tempo per un collega: ammirazione. La ragazza le aveva fatto una buona impressione, ed era felice che fosse lì.

“Bel lavoro, Castillo,” disse in ritardo alla giovane, che osservava anche lei lo schermo. “Tanto bello che credo farei meglio a dargli un’occhiata.”

“Hai bisogno di compagnia?” Chiese piena di speranza Castillo mentre Keri si alzava in piedi e raccoglieva le sue cose per recarsi al deposito.

Ma prima che potesse rispondere, Hillman sbucГІ con la testa fuori dal suo ufficio e la chiamГІ.

“Locke, deve venire nel mio ufficio subito.” Le lanciò uno sguardo truce. “Abbiamo un nuovo caso.”




CAPITOLO DUE


Keri gelò sul posto. Era consumata da un’ondata di emozioni conflittuali. Tecnicamente, era una buona notizia. Pareva che sarebbe tornata sul campo con un giorno d’anticipo, un segnale che Hillman, nonostante i problemi che aveva con lei, sentiva che era pronta a riprendersi le sue normali responsabilità. Ma una parte di lei voleva solo ignorarlo e andare dritta al deposito.

“Oggi, per cortesia,” le urlò Hillman, cacciandola fuori dalla sua momentanea indecisione.

“Arrivo, signore,” disse. Poi, voltandosi verso Castillo con un mezzo sorriso, aggiunse, “Continuiamo poi.”

Quando mise piede nell’ufficio di Hillman, notò che le sue sopracciglia tipicamente aggrottate erano ancor più accartocciate del solito. Ciascuno dei suoi cinquant’anni era visibile sul suo viso. I capelli sale e pepe erano spettinati come al solito. Keri non riusciva mai a capire se non ci facesse caso o se semplicemente non gli interessasse. Indossava una giacca ma aveva la cravatta allentata e la camicia della taglia sbagliata non riusciva a nascondere la lieve pancia.

Seduto sul vecchio e malconcio divanetto contro il muro lontano c’era il detective Frank Brody. Brody aveva cinquantanove anni ed era a meno di sei mesi dalla pensione. Tutto del suo atteggiamento lo rifletteva, dai suoi tentativi appena competenti di educazione alla camicia elegante trasandata e macchiata di ketchup che quasi scoppiava contro il suo girovita enorme, ai suoi mocassini con le cuciture quasi rotte che sembravano sul punto di cadere a pezzi.

Brody non aveva mai colpito Keri come il detective piГ№ zelante e stacanovista di tutti, e recentemente era sembrato piГ№ interessato alla sua preziosa Cadillac che alla risoluzione dei casi. Di solito lavorava alle Rapine con omicidio ma era stato riassegnato alle Persone scomparse per via della penuria di personale dovuta alle ferite di Keri e di Ray.

La mossa lo aveva messo in un permanente cattivo umore, che veniva solo rinforzato dallo sprezzo all’idea di dover lavorare con una donna. Era davvero un uomo di altri tempi. Una volta Keri l’aveva sentito di nascosto dire, “Preferirei lavorare con dei cretini e degli stronzi che con pupe e bambole.” Il pensiero, anche se magari detto con altre parole, era corrisposto.

Hillman fece segno a Keri di sedersi sulla sedia pieghevole di metallo di fronte alla scrivania, poi tolse l’interfono dalla modalità muta e parlò.

“Dottor Burlingame, sono qui con i due detective che le manderò. Al telefono ci sono i detective Frank Brody e Keri Locke. Detective, sto parlando con il dottor Jeremy Burlingame. È preoccupato per sua moglie, con cui non riesce a mettersi in contatto da più di ventiquattr’ore. Dottore, può per cortesia ripetere quello che ha detto a me?”

Keri prese il blocco per gli appunti e la penna per scrivere. Si insospettì subito. In qualunque caso di moglie scomparsa, il primo sospettato era sempre il marito e voleva sentire il timbro della sua voce la prima volta che parlava.

“Certo,” disse il dottore. “Ieri mattina mi sono recato in auto a San Diego per fornire il mio aiuto in un’operazione chirurgica. L’ultima volta che ho parlato con Kendra è stato prima di partire. Sono tornato a casa molto tardi ieri sera e mi sono messo a dormire in una stanza per gli ospiti per non svegliarla. Stamattina ho dormito fino a tardi, dato che non avevo pazienti da visitare.”

Keri non era sicura che Hillman stesse registrando la conversazione, quindi prendeva appunti furiosamente, cercando di tenere il passo mentre il medico proseguiva.

“Quando sono entrato in camera da letto, lei non c’era. Il letto era fatto. Ho pensato che fosse uscita di casa prima che mi svegliassi, quindi le ho mandato un messaggio. Non mi ha risposto – e non è così strano. Viviamo a Beverly Hills, e mia moglie presenzia a molte attività ed eventi benefici e di solito mette il telefono in silenzioso in questi casi. A volte dimentica di rimettere la suoneria.”

Keri scriveva tutto, valutando la veridicità di ogni commento. Finora non aveva sentito campanelli d’allarme, ma non voleva dire niente. Chiunque poteva mantenere il controllo al telefono. Voleva vedere il suo atteggiamento di persona, quando si sarebbe trovato davanti i detective del LAPD.

“Sono andato al lavoro e l’ho chiamata di nuovo per strada – ancora nessuna risposta,” continuò. “Verso l’ora di pranzo ho cominciato a preoccuparmi. Nessuno dei suoi amici l’aveva sentita. Ho chiamato la nostra domestica, Lupe, che ha detto di non aver visto Kendra né oggi né ieri. È stato allora che ho cominciato a preoccuparmi davvero. Quindi ho chiamato il 911.”

Frank Brody si sporse in avanti e Keri capì che stava per interromperlo. Sperò che non lo facesse ma non c’era nulla che potesse fare per fermarlo. Di solito preferiva lasciare che un interrogatorio proseguisse finché lo voleva l’interlocutore. A volte si mettevano a loro agio e commettevano degli errori. Ma apparentemente Brody non condivideva la sua filosofia.

“Dottor Burlingame, perché la sua chiamata non è stata deviata al dipartimento di polizia di Beverly Hills?” chiese. Il tono burbero non recava traccia di compassione. A Keri sembrava che si stesse chiedendo come mai fosse rimasto incastrato in quel caso.

“Credo perché vi ho chiamati dal mio ufficio, che si trova a Marina del Rey. Ha importanza?” chiese. Sembrava perso.

“No, certo che no,” lo rassicurò Hillman. “Siamo felici di aiutarla. E la nostra unità di persone scomparse probabilmente sarebbe comunque stata chiamata dal dipartimento di Beverly Hills. Perché non torna a casa dove incontrerà i miei detective verso l’una e mezza? Ho il suo indirizzo.”

“Okay,” disse Burlingame. “Parto ora.”

Dopo aver riattaccato, Hillman osservГІ i due detective.

“Prime impressioni?” chiese.

“Probabilmente è andata a Cabo con delle amiche e si è dimenticata di dirglielo,” disse Brody senza esitazioni. “Quello, oppure l’ha uccisa lui. Dopotutto, il colpevole è quasi sempre il marito.”

Hillman guardò Keri. Lei rifletté per un secondo prima di rispondere. L’applicazione delle regole abituali per quel tizio non le sembrava andare bene, ma non sapeva dire il perché.

“Tendo a essere d’accordo,” disse alla fine. “Ma voglio vederlo in faccia prima di giungere a qualsiasi conclusione.”

“Be’, sta per avere la sua opportunità,” disse Hillman. “Frank, può uscire. Devo parlare a Locke un momento.”

Brody le fece un sorrisetto malizioso mentre usciva, come se fosse stata messa in punizione e lui fosse riuscito a scamparla. Hillman chiuse la porta alle sue spalle.

Keri si preparГІ, certa che qualsiasi cosa stesse per sentire non sarebbe stata una buona notizia.

“Potrà andarsene tra un minuto,” disse, con un tono più dolce del previsto. “Ma volevo ricordale un paio di cose, prima. Innanzitutto, credo che sappia che non sono stato molto felice del suo trucchetto alla conferenza stampa. Ha messo le sue necessità prima del dipartimento. Lo capisce, vero?”

Keri annuì.

“Detto questo,” continuò, “mi piacerebbe che noi due ricominciassimo da capo. Mi rendo conto che in quel momento stava male e che ha visto l’opportunità di accendere i riflettori sulla scomparsa di sua figlia. Quello lo rispetto.”

“Grazie, signore,” disse Keri, leggermente sollevata ma sospettando che stesse ancora per calare un’ascia.

“Comunque,” aggiunse, “solo perché la stampa la adora non significa che non la caccerò a calci se mantiene il suo atteggiamento da lupo solitario. Ci siamo chiariti?”

“Sì, signore.”

“Bene. Infine, per cortesia la prenda con calma. È uscita da meno di una settimana dall’ospedale. Non faccia nulla che possa riportarla lì, okay? Discorso finito.”

Keri lasciò l’ufficio, vagamente sorpresa. Si aspettava una lavata di capo. Ma non era preparata al lieve cenno di preoccupazione per la sua salute.

Cercò Brody con lo sguardo prima di capire che doveva essersene già andato. Apparentemente non voleva neanche condividere un’auto con una detective donna. Normalmente ne sarebbe stata infastidita ma oggi era un bene insperato.

Mentre raggiungeva la macchina, trattenne un sorriso.

Sono di nuovo sul campo!

Non fu che quando le fu assegnato un nuovo caso che capì quanto le fosse mancato tutto questo. La frenesia familiare e l’aspettativa cominciarono a prendere piede e il dolore delle costole sembrò addirittura dissiparsi leggermente. La verità era che, a meno che non stesse risolvendo casi, Keri sentiva che le mancava un pezzo di se stessa.

Non poteva neanche fare a meno di sorridere per qualcos’altro – stava già progettando di violare due degli ordini di Hillman. Stava per agire da lupo solitario e stava per non prenderla con calma nello stesso tempo.

PerchГ© avrebbe fatto una piccola sosta sulla strada per la casa del dottore.

Aveva intenzione di controllare quel deposito abbandonato.






CAPITOLO TRE


Con la sirena sul tettuccio della malconcia Prius, Keri zigzagava nel traffico, con le dita aggrappate al volante e l’adrenalina in crescita. Il deposito di Palms era sulla strada per Beverly Hills, più o meno. Così Keri aveva giustificato l’aver dato la priorità alla ricerca di sua figlia, la scorsa settimana scomparsa da cinque anni, a discapito della ricerca di una donna che era sparita da meno di un giorno.

Ma doveva arrivare presto. Brody era partito in anticipo per i Burlingame, perciГІ poteva arrivare dopo di lui. Ma se si fosse fatta vedere troppo tardi, Brody avrebbe sicuramente fatto la spia a Hillman.

Avrebbe usato qualsiasi scusa per evitare di lavorare con lei. E raccontare al capo che lei aveva rallentato un’indagine presentandosi in ritardo all’interrogatorio di un testimone era roba sua. E questo le lasciava solo pochi minuti per controllare il deposito.

Parcheggiò sulla strada e puntò al cancello principale. Il deposito si trovava tra un magazzino e un punto vendita della U-Haul. Il brusio della centrale elettrica dall’altra parte della strada era fastidiosamente alto. Keri si chiese se non stesse rischiando di prendersi il cancro anche solo stando lì.

Il deposito era circondato da staccionate a basso costo pensate per tenere fuori i girovaghi e i tossici, ma non fu difficile per Keri scivolare nella fessura che stava tra i cancelli chiusi malamente. Avvicinandosi alla porta principale del complesso, notГІ il cartello del luogo a terra, coperto dalla polvere. Diceva Conservazione di oggetti senza prezzo.

Non c’era niente che fosse senza prezzo dentro al deposito vuoto e cavernoso. In effetti non c’era proprio niente, eccetto poche sedie pieghevoli di metallo rovesciate e qualche mucchio di cartongesso sbriciolato. L’intero posto era stato ripulito. Keri esplorò tutto il complesso, in cerca di qualche indizio che potesse riguardare Evie, ma non fu in grado di trovare nulla.

Si abbassò sulle ginocchia, sperando che una prospettiva diversa potesse offrirle un punto di vista nuovo. Non notò nulla, anche se c’era qualcosa di leggermente strano sul fondo del deposito. Una sedia pieghevole di metallo era in piedi con sopra una pila di detriti in cartongesso, finemente ammucchiati fino a raggiungere un’altezza di trenta centimetri. Sembrava improbabile che fossero finiti così senza nessun aiuto.

Keri si avvicinò per vedere meglio. Aveva la sensazione di essere in cerca di collegamenti dove non ce n’erano. Eppure spostò in parte la sedia, ignorando il breve barcollio che fece il cartongesso prima di ruzzolare sul pavimento.

Rimase sorpresa dal suono che fece quando colpì il cemento. Invece del tonfo che si aspettava, ci fu un un’eco vuota. Sentendo che il cuore cominciava improvvisamente a battere veloce, Keri calciò via i detriti e calpestò il punto in cui erano caduti – un’altra eco vuota. Fece scorrere la mano sul pavimento e scoprì che il punto che prima si trovava sotto alla sedia non era di cemento vero, ma di legno dipinto di grigio per mimetizzarsi con il resto della pavimentazione.

Cercando di controllare il respiro, esaminò la parte in legno con le dita finché non ne sentì una parte rialzata. Premette, e udì il rumore di una serratura a scatto che si apriva, e sentì sollevarsi un’estremità. Si abbassò e tirò via dalla sua fessura scanalata il pezzo quadrato di legno, che era grande circa come il coperchio di un tombino.

Sotto c’era uno spazio pronfondo all’incirca venticinque centimetri. Non c’era nulla dentro. Nessun documento, nessun attrezzo. Era troppo piccolo per contenere una persona. Al massimo avrebbe potuto contenere una piccola cassaforte.

Keri ne tastò i margini in cerca di un altro pulsante nascosto, ma non trovò altro. Non era sicura di cosa poteva esserci stato in passato, ma ora non c’era più. Sedette sul cemento duro accanto alla fessura, non sapendo che altro fare.

Guardò l’orologio. Era l’una e quindici. Doveva essere a Beverly Hills entro quindici minuti. Anche partendo in quel momento, sarebbe arrivata appena in tempo. Frustrata e infastidita, rimise velocemente a posto il coperchio in legno, fece scivolare la sedia dove si trovava prima e lasciò l’edificio, dando un’ultima occhiata al cartello per terra.

Conservazione di oggetti senza prezzo. Il nome dell’attività è una specie di indizio o sono solo stata giocata da uno stronzo crudele? Qualcuno mi sta dicendo che cosa devo fare per conservare Evie, il mio bene più prezioso?

L’ultimo pensiero le mandò un’ondata di ansia lungo il corpo. Sentì le ginocchia cedere e cadde a terra goffa, cercando di evitare di farsi ancora male al braccio sinistro, che era inutilmente allacciato all’imbracatura che le attraversava il petto. Usò la mano destra per evitare di crollare del tutto.

Piegata in due, con una nuvola di polvere che le si sollevava intorno, Keri chiuse forte gli occhi e cercГІ di scacciare i pensieri oscuri che la stavano accerchiando. Una fugace visione della sua piccola Evie le si fece strada violentemente nel cervello.

Nella visione aveva ancora otto anni, i codini biondi le rimbalzavano sul capo, il viso era bianco di terrore. Un uomo biondo con un tatuaggio sul lato destro del collo la stava buttando dentro a un furgone bianco. Keri sentì il tonfo quando il suo corpicino andò a sbattere contro alla parete del furgone. Vide il biondo accoltellare un ragazzino che aveva cercato di fermarlo. Vide il furgone partire e andarsene in fretta, lasciandola lei lontanissima, a inseguirlo con i piedi nudi e sanguinanti.

Era ancora tutto così vivido. Keri represse le lacrime mentre scacciava il ricordo, cercando di costringersi a tornare al presente. Dopo alcuni momenti riprese il controllo. Fece dei lunghi respiri lenti. La vista le si schiarì e si sentì abbastanza in forze da rialzarsi.

Era il primo flashback che aveva da settimane, da prima dello scontro con Pachanga. Una parte di lei aveva sperato che i flashback se ne fossero andati per sempre – non era stata fortunata.

Sentì un dolore alla clavicola dovuto allo scatto che aveva fatto per attutire la caduta. Irritata, si tolse l’imbracatura. Era più un intralcio che un aiuto, a quel punto. Inoltre non voleva sembrare debole quando avrebbe incontrato il dottor Burlingame.

L’interrogatorio con Burlingame — devo andare!

Riuscì a incespicare fino alla macchina e a immettersi nel traffico, stavolta senza la sirena. Aveva bisogno di silenzio per la telefonata che stava per fare.




CAPITOLO QUATTRO


Keri percepiva il nervosismo nello stomaco mentre digitava brusca il numero della stanza d’ospedale di Ray e aspettava che rispondesse. Ufficialmente, non c’era ragione per cui si sarebbe dovuta sentire nervosa. Dopotutto Ray Sands era suo amico e suo partner nell’Unità persone scomparse della Divisione Pacific del LAPD.

Mentre il telefono continuava a suonare, la sua mente tornò a prima che fossero partner, quando lei era una docente di criminologia alla Loyola Marymount University e lavorava come consulente per il dipartimento, aiutandolo in alcuni casi. Erano andati d’accordo subito, e lui le aveva ritornato l’aiuto professionale parlando occasionalmente alle sue classi.

Dopo il rapimento di Evelyn, Keri era precipitata in un nero abisso di disperazione. Il suo matrimonio era andato in pezzi, e lei aveva preso a bere pesantemente e a passare la notte con molti studenti dell’università. Alla fine era stata licenziata.

Era stato poco dopo, quando era quasi al verde, ubriaca, e viveva in una vecchia e decrepita casa galleggiante al porto, che era tornato. L’aveva convinta a iscriversi all’accademia di polizia, come aveva fatto lui quando la sua, di vita, era andata in pezzi. Ray le aveva offerto una cima di salvataggio, un modo per riconnettersi con il mondo e scoprire il senso della sua vita. Lei aveva preso la cima.

Dopo il diploma e il servizio come agente in divisa, era stata promossa detective, e aveva chiesto di essere assegnata alla Divisione Pacific, che copriva quasi tutta la West Los Angeles. Era il luogo in cui viveva e che conosceva meglio. Era anche la divisione di Ray. Lui l’aveva richiesta come partner e lavoravano insieme da un anno quando il caso Pachanga li aveva mandati entrambi all’ospedale.

Ma non era per lo stato di guarigione di Ray che Keri si sentiva nervosa. Era per lo stato della loro relazione. Qualcosa di più dell’amicizia era nato nell’ultimo anno, mentre lavoravano fianco a fianco, insieme. Lo sapevano entrambi, ma nessuno dei due era disposto a riconoscerlo ad alta voce. Keri provava fitte di gelosia quando lo chiamava a casa e rispondeva una donna. Era un noto e impenitente dongiovanni perciò la cosa non avrebbe dovuto sorprenderla, ma l’invidia era ancora lì, nonostante tutti i suoi sforzi.

E sapeva che lui provava la stessa cosa. Gliel’aveva visto negli occhi quando lavorando a un caso un testimone ci provava con lei. Riusciva quasi a percepire che si irrigidiva accanto a lei.

Pur essendo stato così vicino alla morte dopo la sparatoria, nessuno dei due era stato disposto ad affrontare la questione. Una parte di Keri pensava che fosse inappropriato concentrarsi su trivialità del genere quando stava guarendo da ferite pericolose. Ma un’altra parte di lei era semplicemente terrorizzata da ciò che sarebbe accaduto se le cose fossero state messe in chiaro.

Quindi entrambi ignoravano la cosa. E dato che nessuno dei due era abituato a tenere le cose nascoste all’altro, era imbarazzante. Mentre Keri ascoltava il trillo del telefono della stanza di Ray, un po’ sperava che rispondesse e un po’ no. Aveva bisogno di dirgli della chiamata anonima e di cosa aveva scoperto al deposito. Ma non sapeva come cominciare la conversazione.

Alla fine, non ebbe importanza. Dopo dieci squilli, riappese. Non c’era segreteria sul telefono dell’ospedale, e ciò significava che Ray probabilmente non era a letto. Decise di non provare a chiamarlo sul cellulare. Probabilmente era in bagno o in fisioterapia. Sapeva che non vedeva l’ora di tornare a muoversi e che finalmente aveva avuto il via libera per cominciare la fisioterapia due giorni prima. Ray era un ex pugile professionista e Keri era sicura che avrebbe trascorso ogni minuto libero a lavorare per tornare alla forma fisica perfetta per un combattimento, o almeno per il lavoro.

Incapace di non tornare con la mente al suo partner, Keri cercò di scacciarsi dalla testa il giro al deposito e di concentrarsi sul caso che aveva per le mani – la persona scomparsa Kendra Burlingame.

Con un occhio alla strada e l’altro al GPS del telefono, macinò rapida le strade tortuose di Beverly Hills fino all’isolata comunità sopra alla città. Più risaliva le colline, più le strade si facevano ventose e più lontane si facevano le case dalla strada. Lungo il percorso ripassò ciò che sapeva del caso finora. Non granché.

A Jeremy Burlingame, nonostante il suo lavoro e il luogo in cui viveva, piaceva tenere un basso profilo. I colleghi alla stazione di polizia avevano dovuto scavare un po’ per scoprire che il quarantunenne era un rinomato chirurgo plastico conosciuto sia per le operazioni cosmetiche che faceva alle celebrità sia per quelle pro-bono fatte a bambini affetti da deformità facciali.

Kendra Burlingame, trentotto anni, un tempo era stata un’addetta alle relazioni stampa di Hollywood. Ma dopo il matrimonio con Jeremy, aveva creato e aveva messo tutte le sue energie in un’associazione no-profit che si chiamava Solo Sorrisi, che raccoglieva fondi per le operazioni sui bambini e coordinava tutti i loro pre- e post-operatori.

Erano sposati da sette anni. Nessuno dei due aveva precedenti. Non c’era storia conosciuta di disarmonia matrimoniale, né di abuso di droghe o alcol. Almeno sulla carta erano la coppia perfetta. Keri si fece immediatamente sospettosa.

Dopo alcune curve sbagliate, finalmente parcheggiò alla casa alla fine di Tower Road all’una e quarantuno, con undici minuti di ritardo.

Chiamarla casa era un eufemismo. Era piГ№ una combinazione di edifici che si trovavano tutti su una proprietГ  che sembrava coprire molti ettari. Dal suo punto di osservazione riusciva a vedere tutta la cittГ  di Los Angeles che si distendeva sotto di lei.

Keri si prese un momento per fare una cosa rara per lei – ritoccarsi il trucco. Togliere l’imbracatura aveva dato una mano al suo aspetto, ma il livido giallastro vicino all’occhio si notava ancora. Quindi lo tamponò con del correttore finché non fu quasi invisibile.

Soddisfatta, premette il campanello accanto al cancello di sicurezza. Mentre aspettava la risposta, notГІ la Cadillac rosso granata e bianca del detective Frank Brody.

Una voca femminile si fece sentire al citofono.

“Detective Locke?”

“Sì.”

“Sono Lupe Veracruz, la domestica dei Burlingame. Entri, prego, e parcheggi accanto al suo partner. La riceverò io e la accompagnerò dal detective Brody e dal dottor Burlingame.”

Il cancello si aprì e Keri entrò lentamente, parcheggiando accanto al veicolo immacolato di Frank. La Caddy era la sua bambina. Era orgoglioso dello schema cromatico datato, del chilometraggio scarso, e delle dimensioni elefantiache. La definiva un classico. Per Keri, la macchina, così come il suo proprietario, era un dinosauro.

Mentre apriva la portiera, una minuta ispanica dall’aria affabile vicina ai cinquanta uscì per venirle incontro. Keri uscì dall’auto veloce, non volendo che la donna la vedesse faticare per manovrare la spalla destra ferita. Da quel punto in avanti, Keri si considerava in territorio nemico e su una potenziale scena del crimine. Non voleva tradire alcun senso di debolezza a Burlingame né ad altri nella sua orbita.

“Da questa parte, detective,” disse Lupe facendosi subito professionale, e girò sui tacchi per condurre Keri lungo un viale di ciottoli delimitato da fiori curati con premura. Keri cercò di stare al passo muovendosi però con cautela. Con le ferite all’occhio, alla spalla e alle costole, si sentiva ancora incerta sul terreno accidentato.

Superarono un’enorme piscina con due trampolini e a una corsia. Accanto c’era una grande buca con molta terra vicino. Un escavatore se ne stava pigro lì accanto. Lupe colse la sua curiosità.

“I Burlingame ci metteranno una vasca calda. Ma le piastrelle marocchine che hanno ordinato sono in attesa, quindi il progetto è slittato.”

“Ho anch’io lo stesso problema,” disse Keri. Lupe non rise.

Dopo molti minuti raggiunsero un’entrata laterale alla casa principale, che conduceva a una cucina grande e ariosa. Keri riusciva a sentire delle voci maschili vicino. Lupe le fece svoltare l’angolo fino a quella che sembrava essere una stanza per la colazione. Il detective Brody era in piedi, rivolto nella sua direzione, e parlava con un uomo che le dava la schiena.

L’uomo sembrò aver percepito il suo arrivo e si voltò prima che Lupe avesse la possibilità di annunciarla. Keri, in piena modalità investigativa, si concentrò sui suoi occhi mentre lui la studiava. Erano castani e caldi, con appena una punta di rosso sul margine delle iridi. O aveva delle brutte allergie o di recente aveva pianto. Lui sforzò un sorriso imbarazzato sul viso, parendo intrappolato tra la responsabilità, che da lui ci si aspettava, del bravo padrone di casa e l’ansia data dalla situazione.

Era un uomo di bell’aspetto, non proprio attraente ma con un viso aperto e amichevole che gli conferiva un’aria avida da ragazzino. Nonostante la giacca sportiva, Keri vedeva che era in buona forma. Non era tanto muscoloso ma aveva la corporatura asciutta e slanciata degli atleti di resistenza, magari era un maratoneta o un triatleta. Era di altezza media, forse sul metro e settantacinque per settantasette chili. I capelli castani tagliati corti avevano le prime sottili striature di grigio.

“Detective Locke, la ringrazio per essere venuta,” disse avvicinandosi e porgendo la mano. “Stavo parlando con il suo collega.”

“Keri,” disse Frank Brody bruscamente. “Non siamo ancora entrati nei dettagli. Volevo aspettare che arrivassi tu.”

Era un colpo sottile al suo ritardo mascherato da quella che poteva sembrare cortesia professionale. Keri, fingendo di non farci caso, si mantenne concentrata sul medico.

“Piacere di conoscerla, dottor Burlingame. Mi dispiace che le circostanze siano così difficili. Perché non cominciamo subito? In un caso di persona scomparsa ogni secondo è prezioso.”

Con la coda dell’occhio Keri vide il cipiglio di Brody, che era chiaramente infastidito dal fatto che avesse preso lei il comando della situazione. A lei, in realtà, non fregava un cazzo.

“Certo,” disse Burlingame. “Da dove cominciamo?”

“Al telefono ci ha delineato approssimativamente la cronologia degli eventi. Ma vorrei che entrasse più nel dettaglio, se può. Perché non parte dall’ultima volta che ha visto sua moglie?”

“Okay, è stato ieri mattina ed eravamo in camera…”

Keri prese la parola.

“Scusi se la interrompo, ma può portarci lì? Vorrei essere nella stanza mentre ci descrive gli eventi che sono accaduti lì.”

“Sì, certo. Può venire anche Lupe?”

“Con lei parleremo separatamente,” disse Keri. Jeremy Burlingame annuì e li condusse in cima alle scale. Keri continuava a osservarlo bene. La sua interruzione di un momento prima era giustificata solo in parte dalla ragione che gli aveva fornito.

Voleva anche valutare come un medico stimato e di potere avrebbe reagito ai ripetuti ordini di una donna. Fino a quel momento, almeno, non ne sembrava turbato. Sembrava desideroso di fare o dire ciГІ che gli veniva chiesto, se fosse stato utile.

Mentre procedevano, lei lo bombardava di domande.

“In circostanze normali, dove si troverebbe sua moglie adesso?”

“Qui a casa, immagino, a prepararsi per la raccolta fondi di stasera.”

“Di che raccolta fondi si tratta?” chiese Keri, simulando la sua ignoranza.

“Abbiamo una fondazione che sovvenziona chirurgia ricostruttiva, soprattutto per bambini con irregolarità facciali, a volte per adulti che stanno guarendo da ustioni o incidenti. Kendra gestisce la fondazione e tiene due galà principali l’anno. Uno era programmato per stasera al Peninsula Hotel.”

“La sua automobile si trova qui a casa?” chiese Brody mentre imboccavano una lunga rampa di scale.

“Onestamente non lo so. Non riesco a credere che non mi sia venuto in mente di controllare. Lasciatemi chiedere a Lupe.”

Prese il cellulare e usГІ quella che sembrava una funzione walkie-talkie.

“Lupe, sai se la macchina di Kendra è nel garage?” La risposta fu quasi immediata.

“No, dottor Burlingame. Ho controllato quando ha chiamato prima. Non c’è. E sistemando i vestiti ho anche notato che una delle sue piccole valigie da viaggio manca dal suo armadio.”

Burlingame sembrava perplesso.

“Strano,” disse.

“Che cosa?” chiese Keri.

“Non capisco che ragione avrebbe potuto avere per portare la valigia da qualche parte. Ha una sacca da viaggio che usa quando va in palestra e usa un borsa porta-abiti se intende mettersi l’abito da ballo sul luogo del galà. Usa le valigie come bagagli a mano solo quando viaggiamo davvero.”

Dopo la rampa di scale e un lungo corridoio, raggiunsero la camera padronale. Brody, senza fiato per la lunga camminata, si portГІ le mani ai fianchi, bloccГІ il petto e respirГІ affannosamente.

Keri analizzò appieno la stanza. Era enorme, più grande dell’intera casa galleggiante. L’enorme letto a baldacchino era fatto. Una grande volta flessuosa lo circondava, facendolo sembrare una nuvola quadrata. Lo spazioso balcone, con la porta spalancata, si affacciava a ovest, offrendo una vista sull’oceano pacifico.

Un grande televisore a schermo piatto, che sicuramente raggiungeva i settantacinque pollici, era appeso a una parete. Gli altri muri erano decorati con gusto con dipinti e fotografie della coppia felice. Keri si avvicinГІ per osservarne una.

Dovevano essere in vacanza, in un luogo caldo con l’oceano sullo sfondo. Jeremy indossava una camicia rosa button-down ben stirata lasciata ricadere fuori dai pantaloni, e un paio di shorts scozzesi attillati. Indossava gli occhiali da sole e il sorriso era leggermente strano e forzato, era il sorriso di un uomo che non si sentiva a suo agio a farsi fotografare.

Kendra Burlingame indossava un prendisole turchese con sandali a gabbia col tacco basso e largo che le si avvolgevano sulle caviglie. La pelle abbronzata risaltava sul vestito. I capelli neri erano legati in una coda di cavallo allentata e teneva gli occhiali da sole sulla testa. Aveva un sorriso aperto, come se avesse appena smesso di ridere e riuscisse a malapena a trattenersi. Era alta come il marito, con gambe lunghe e occhi acquamarina che si abbinavano all’acqua che aveva alle spalle. Era inclinata verso di lui e il marito la avvolgeva con naturalezza col braccio alla vita sottile. Era incredibilmente bella.

“Quindi l’ultima volta che ha visto sua moglie quand’è stata?” chiese Keri. Rivolgeva la schiena a Burlingame, ma poteva vederne il riflesso nel vetro della cornice.

“Qui,” disse, e il viso preoccupato non nascondeva nulla, per quanto ne capisse Keri. “È stato ieri mattina. Dovevo partire presto per andare a San Diego a supervisionare una procedura complicata. Era ancora a letto quando le ho dato un bacio per salutarla. Probabilmente erano circa le sei e quarantacinque.”

“Era sveglia quando se n’è andato?” chiese Brody.

“Sì. C’era la tv accesa. Stava guardando il telegiornale locale per sentire le previsioni meteo per il galà di stasera.”

“E ieri mattina è stata l’ultima volta che l’ha vista?” chiese di nuovo Keri.

“Sì, detective,” disse, per la prima volta con un tono leggermente infastidito. “Ormai a questa domanda ho risposto molte volte. Posso farle io una domanda?”

“Certo.”

“Lo so che dobbiamo seguire un procedimento metodico. Ma nel frattempo può per favore far controllare ai suoi i GPS del telefono e della macchina di Kendra? Magari ci possono aiutare a localizzarla.”

Keri si aspettava che le facesse quella domanda. Hillman aveva ovviamente chiesto ai tecnici di dedicarsi a quel lavoro nel momento in cui il caso era stato aperto. Ma aveva tenuto per sГ© quel dettaglio proprio per questo momento. Voleva valutare come avrebbe reagito alla sua risposta.

“È una buona idea, dottor Burlingame,” disse, “ed è per questo che l’abbiamo già fatto.”

“E che cosa avete scoperto?” chiese Burlingame pieno di speranza.

“Niente.”

“Niente? Come può essere, niente?”

“Entrambi i GPS, quello del telefono e quello della macchina, sono stati spenti.”

Keri, in piena allerta, osservГІ con attenzione la reazione di Burlingame.

Lui la fissava, sconvolto.

“Spenti? Com’è possibile?”

“È possibile solo se viene fatto intenzionalmente, da qualcuno che non voleva che né il telefono né la macchina venissero trovati.”

“Vuol dire che è stato un rapitore che non vuole che mia moglie venga ritrovata?”

“È possibile,” rispose Brody. “Oppure è lei che non vuole essere trovata.”

L’espressione di Burlingame passò dallo stupore all’incredulità.

“Sta dicendo che mia moglie se n’è andata per conto suo cercando di nascondere la sua meta?”

“Non sarebbe la prima volta,” disse Brody.

“No. Non ha senso. Kendra non è il tipo di persona che farebbe una cosa del genere. E poi non aveva ragioni per farlo. Il nostro matrimonio va bene. Ci amiamo. Adora lavorare per la fondazione. Adora quei bambini. Non se ne andrebbe così abbandonando tutto quanto. Lo saprei se ci fosse qualcosa che non va. Lo saprei di certo.”

All’orecchio di Keri sembrava quasi implorare, come un uomo che cerca di autoconvincersi. Sembrava del tutto perduto.

“Ne è sicuro?” gli chiese. “A volte abbiamo dei segreti, cose che nascondiamo persino alle persone che amiamo. C’è qualcun altro con cui potrebbe essersi confidata, oltre che con lei?”

Burlingame sembrava non sentirla. Si sedette sul bordo del letto, scuotendo la testa lentamente, come se quel gesto potesse scacciargli il dubbio di mente.

“Dottor Burlingame?” gli chiese ancora Keri con delicatezza.

“Uhm, sì,” disse, ridestandosi. “La sua migliore amica è Becky Sampson. Si conoscono dai tempi del college. Sono state a una riunione della scuola insieme un paio di settimane fa e Kendra sembrava un po’ agitata quando è tornata, ma non ha detto il perché. Vive dalle parti della Robertson. Magari Kendra le ha detto qualcosa.”

“Benissimo, ci metteremo in contatto con lei,” lo rassicurò Keri. “Nel frattempo faremo venire qui un’unità scena del crimine perché faccia un controllo approfondito della casa. Noi seguiremo l’ultima localizzazione nota della macchina e del telefono di sua moglie prima che i GPS fossero disabilitati. Mi sente, dottor Burlingame?”

L’uomo sembrava essere caduto in uno stupore intorpidito, fissava dritto davanti a sé. Al sentire il suo nome, batté le palpebre e sembrò tornare alla realtà.

“Sì, unità scena del crimine, controllo GPS. Ho capito.”

“Dobbiamo anche verificare tutti i suoi spostamenti di ieri, inclusa la trasferta a San Diego,” disse Keri. “Dobbiamo contattare tutte le persone che ha visto laggiù.”

“Dobbiamo solo fare il nostro lavoro,” aggiunse Brody, in un goffo tentativo di essere diplomatico.

“Lo capisco. Sono sicuro che il marito di solito è il principale sospettato quando scompare una donna. Ha senso. Farò una lista di tutti quelli con cui ho interagito e vi darò i loro numeri. Ne avete bisogno adesso?”

“Il prima possibile,” disse Keri. “Non voglio essere brutale ma lei ha ragione – il marito di solito è il primo sospettato. E prima possiamo escludere questa possibilità, più velocemente possiamo passare ad altre teorie. Manderemo qui alcuni agenti a mettere in sicurezza tutta l’area. Nel frattempo apprezzerei molto che lei e Lupe veniste con noi in giardino dove io e il detective Brody abbiamo parcheggiato. Aspetteremo lì finché non saranno arrivati i nostri colleghi e finché la CSU non potrà cominciare a occuparsi della scena.”

Burlingame annuì e uscì dalla camera trascinando i piedi. Poi, improvvisamente, infilò la testa nella stanza e fece una domanda.

“Quanto tempo ha, detective Locke, presumendo che sia stata rapita? So che è tutta questione di tempo in questi casi. Quando tempo, realisticamente, crede che abbia?”

Keri lo guardò severa. Non c’era astuzia nei suoi occhi. Sembrava aggrapparsi sinceramente a qualcosa di razionale e concreto. Era una buona domanda, a cui Keri aveva bisogno di rispondere anche per se stessa.

Fece rapida a mente qualche calcolo. I numeri a cui giunse non erano buoni. Ma non poteva essere così diretta con il marito di una potenziale vittima. Quindi gli alleggerì un po’ la cosa senza mentire.

“Senta, dottore. Non le mentirò. Ogni secondo conta. Ma abbiamo ancora un paio di giorni prima che le piste comincino a raffreddarsi. E riverseremo le nostre maggiori risorse nella ricerca di sua moglie. C’è ancora speranza.”

Ma dentro di sГ©, il calcolo era molto meno incoraggiante. Di solito, le settantadue ore erano il limite finale. Quindi, presumendo che fosse stata rapita il giorno prima in mattinata, avevano poco meno di quarantotto ore per trovarla. A voler essere ottimisti.




CAPITOLO CINQUE


Keri percorse il corridoio del Cedars-Sinai Medical Center il più velocemente possibile dato il corpo dolorante. La casa di Becky Sampson si trovava a pochi isolati di distanza dall’ospedale, quindi Keri non si sentiva troppo in colpa a fare quella breve sosta per vedere come stava Ray.

Però, mentre si avvicinava alla sua stanza, sentiva il recente e familiare nervosismo che le agitava lo stomaco. Come avrebbero rimesso le cose di nuovo a posto tra di loro, quando c’era quel segreto che condividevano ma di cui non riuscivano a parlare apertamente? Mentre raggiungeva la stanza, Keri si decise per quella che, sperava, sarebbe stata una soluzione temporanea. Avrebbe finto.

La porta era aperta e Keri vide che Ray dormiva. Non c’era nessun altro nella stanza. L’ultimo contratto di lavoro con la città che era stato stipulato in merito all’ospedalizzazione degli agenti prevedeva l’uso di stanze singole qualora disponibili, quindi ne aveva una piuttosto carina. Aveva la vista sul quartiere di Hollywood Hills e un grande televisore, che era acceso ma senza volume. Dava su un vecchio film con Sylvester Stallone che gareggiava a braccio di ferro.

Ovvio che si sia addormentato.

Keri si avvicinò e studiò il suo partner che dormiva. Steso sul letto, con una vestaglia da ospedale a motivi floreali larga più o meno quanto il suo corpo, Ray Sands sembrava molto più fragile del solito. Normalmente la sua stazza di afroamericano da un metro e novanta per cento chili era intimidatoria, così come la sua testa completamente pelata. Si era decisamente guadagnato il soprannome di “Big.”

Con le palpebre abbassate l’occhio destro, quello di vetro che aveva perso in un incontro di pugilato anni prima, non si vedeva. Nessuno avrebbe potuto indovinare che l’uomo di quarant’anni che in quel momento giaceva su un letto d’ospedale con accanto la scodella intonsa di gelatina rossa Jell-O una volta fosse stato Ray Sands, “The Sandman”, un vincitore del bronzo olimpico e un contendente dei pesi massimi un tempo considerato il favorito per il titolo. Certo, tutto questo prima che un mancino sottovalutato con un gancio sinistro brutale gli distruggesse l’occhio e con un solo pugno ponesse fine alla sua carriera, all’età di ventotto anni.

Dopo aver dato i numeri per un po’, Ray aveva ritrovato il controllo e aveva lavorato per diventare uno degli investigatori più stimati del dipartimento. E con la pensione imminente di Brody, era in coda per prendere il suo posto nella Furti con omicidio.

Keri osservò fuori le colline distanti, chiedendosi come sarebbero stati di lì a sei mesi, quando non sarebbero più stati partner né nemmeno nella stessa unità. Scacciò via il pensiero, non volendo immaginare la sua vita senza l’unica influenza stabile che aveva dal rapimento di Evie.

Improvvisamente ebbe la sensazione di essere osservata. AbbassГІ lo sguardo e vide che Ray era sveglio, e la guardava in silenzio.

“Come va, Puffetta?” scherzò. Adoravano prendersi in giro l’uno con l’altra per l’enorme differenza di stazza che avevano.

“Bene; e tu come ti senti oggi, Shrek?”

“Un po’ stanco, a essere onesto. Ho finito un grosso allenamento poco fa. Sono andato fino in fondo al corridoio e poi sono tornato indietro. Occhio, LeBron James, ti sto alle calcagna.”

“Hanno programmato la tua uscita?” chiese Keri.

“Hanno detto forse per la fine della settimana, se le cose procedono bene. Poi ci vorranno due settimane di riposo a letto, a casa. Se va tutto bene, mi sarà permesso di occuparmi del lavoro di ufficio su basi limitate. Presumendo che nel frattempo non mi sia sparato io dalla noia.”

Keri rimase in silenzio per un attimo, rimuginando su come proseguire. Una parte di lei voleva dire a Ray di prendersela comoda, di non esagerare per tornare al lavoro. Certo, dirlo sarebbe stato ipocrita, dato che era esattamente quello che non stava facendo lei. E sapeva che lui le avrebbe detto proprio la stessa cosa.

Ma si era beccato la pallottola salvandole la vita. Lei si sentiva responsabile. Si sentiva protettiva nei suoi confronti. E sentiva altre cose a cui non era tanto pronta a pensare, al momento.

Infine, decise che fornirgli una distrazione su cui concentrarsi sarebbe stato meglio che fargli una lezioncina.

“Su quella falsariga, potresti essermi utile con un caso che ho appena preso. Ti andrebbe di mescolare un po’ di indagini al tuo Jell-O?” chiese.

“Prima di tutto, congratulazione per essere tornata sul campo. Secondo, che ne dici di saltare il Jell-O e passare subito al caso?”

“Okay. Ecco i fondamentali. Non si hanno notizie di Kendra Burlingame, un’esponente dell’alta società di Beverly Hills sposata con un chirurgo plastico di successo, da quando ieri mattina…”

“Ieri che giorno era?” la interruppe Ray. “Gli antidolorifici mi rendono difficile ricordare, sai, i giorni della settimana.”

“Ieri era lunedì, Sherlock,” disse Keri in modo irriverente. “Suo marito dice di averla vista per l’ultima volta alle sei e quarantacinque del mattino, prima di partire per San Diego per sovrintendere a un’operazione. Ora sono le due e quaranta del pomeriggio di martedì, quindi è sparita da circa trentadue ore.”

“Presumendo che il marito stia dicendo la verità. Conosci la prima regola quando scompare una moglie – è stato il marito.”

Keri era infastidita dal fatto che tutti, incluso il suo apparentemente illuminato partner, dovessero costantemente ricordarglielo. Quando rispose, non riuscì a non usare un tono sarcastico.

“Oh, davvero, Ray, è la prima regola? Aspetta che me la scrivo perché è la prima volta che la sento. Hai altre perle di saggezza da condividere, oh grande saggio? Magari che il sole è caldo? O che il cavolo riccio sa di stagnola?”

“Sto solo dicendo…”

“Credimi, Ray, lo so. E lui è attualmente il sospettato numero uno. Ma lei potrebbe anche essersene andata da sola. Penso che per l’adempimento professionale della legge sarebbe utile seguire altre piste, non credi?”

“Sì. In quel modo avrai una scusa convincente quando lo arresterai.”

“È bello vederti usare le tue scrupolose capacità investigative, invece di saltare a conclusioni infondate,” disse Keri ironica, cercando di non sorridere.

“È così che mi muovo io. Allora, che hai in programma?”

“Quando me ne andrò di qui andrò dalla migliore amica di Kendra. Vive appena dietro l’angolo. Il marito ha detto che Kendra si è comportata in modo strano dopo che le due erano tornate da una riunione di vecchi compagni di scuola.”

“Qualcuno controlla il viaggio del dottore a San Diego?”

“Brody ci sta andando adesso.”

“Sei con Frank Brody su questo caso?” disse Ray cercando di non ridere. “Adesso capisco perché preferisci trascorrere il tuo tempo con un invalido. Come sta andando?”

“Perché pensi che non abbia obiettato quando si è offerto di andare a San Diego? Avrebbero potuto tranquillamente proseguire le indagini i colleghi di lì, ma lui ha insistito e ho pensato che la faccenda mi avrebbe tenuto lui e quella sua atrocità di macchina rosso granata lontani per un po’. E poi preferirei trascorrere il tempo in compagnia di un logoro, deboluccio sacco di tristezza costretto a letto come te che con Brody, sempre e comunque.”

Tutto lo scambio di battute aveva finito col mettere Keri a suo agio, e capì troppo tardi che l’ultimo commento li aveva riportati ai problemi di Ray. Lui se ne restò zitto un momento, poi aprì la bocca per parlare ma Keri lo anticipò.

“Comunque dovrei andare. Avrei dovuto vedermi con l’amica di Kendra proprio adesso. Torno da te più tardi. Prenditela comoda, okay?”

Uscì senza aspettare la risposta. Mentre percorreva veloce il corridoio per prendere l’ascensore, continuava a ripetersi una parola nella mente.

Idiota. Idiota. Idiota.




CAPITOLO SEI


Ancora rossa dall’imbarazzo, Keri percorse in auto il breve tragitto fino alla casa di Becky Sampson. Vide il suo viso paonazzo nello specchietto retrovisore e distolse in fretta lo sguardo, cercando di non pensare a qualsiasi cosa che non fosse il modo in cui aveva lasciato le cose con Ray. Le venne in mente che se n’era andata così di corsa da dimenticarsi di dirgli della telefonata anonima su Evie e del giro al deposito abbandonato.

Il caso, Keri. Tieni l’attenzione sul caso.

Considerò l’idea di chiamare il detective Kevin Edgerton, l’esperto informatico che stava tracciando l’ultima localizzazione nota dei GPS di Kendra, per vedere se aveva scoperto qualcosa.

Una parte di lei era infastidita dal fatto che Edgerton, lavorando al caso, fosse distratto dal tentativo di scoprire il codice del laptop di Alan Pachanga. Ancora una volta, la frustrazione la percorse quando si ricordò di come inizialmente avessero pensato di essere riusciti ad accedere a un intero network di rapitori, per poi finire solo con lo sbattere contro un muro dopo l’altro.

Keri era sicura che il codice di cui aveva bisogno si trovasse tra i documenti di Jackson Cave, l’avvocato di Pachanga. Decise che sarebbe andata a trovare Cave oggi, caso o non caso.

Mentre prendeva quell’impegno, parcheggiò alla casa di Becky Sampson.

Г€ il momento di lasciare da parte Cave, per adesso. Kendra Burlingame ha bisogno del mio aiuto. Concentrati.

Uscì dalla macchina e studiò il vicinato mentre raggiungeva la porta principale del condominio. Becky Sampson viveva in un edificio a tre piani in stile Tudor. L’intera strada, la North Stanley Drive, era fiancheggiata da complessi simili decorati a imitazione dello stile.

Quella parte di Beverly Hills, appena a sud del Cedars-Sinai e della Burton Way e a ovest di Robertson Boulevard, tecnicamente si trovava all’interno dei confini della città. Ma dato che era circondata dai distretti commerciali e confinava con Los Angeles, l’affitto era molto più basso rispetto ad altre zone. Eppure l’indirizzo di posta diceva Beverly Hills, e quello contava.

Keri citofonò all’interno di Becky e venne fatta entrare subito. Una volta dentro, divenne chiaro che il codice postale era l’argomento di vendita più importante del posto. Certamente non lo era l’edificio stesso. Mentre percorreva il corridoio in direzione dell’ascensore, Keri osservò la tintura rosa chiaro che si scrostava dai muri e la spessa moquette chiazzata. Tutto puzzava di muffa.

L’ascensore aveva un odore anche peggiore, come se avesse visto molti incidenti inerenti al vomito nel corso degli anni e non potesse più nasconderne il tanfo. Sobbalzò precariamente fino ad arrivare al terzo piano e le porte si aprirono sferragliando. Keri uscì, decidendo di prendere le scale poi per tornare giù, anche se le costole e la spalla l’avrebbero odiata per quello.

Bussò alla porta dell’interno 323, tolse la fibbia alla pistola, lasciò che la mano vi si posasse sopra discretamente, e aspettò. Il rumore di piatti che venivano gettati senza tante cerimonie in un lavandino era facile da identificare, così come il tonfo di qualcosa che si trovava sul pavimento e che veniva sbattuto in un armadio.

Adesso si controlla a uno specchio vicino alla porta. C’è un’ombra sullo spioncino mentre controlla me e dovrebbe aprire la porta fra tre, due…

Keri sentì una serratura e la porta si aprì per rivelare una donna magra dall’aria terrorizzata. Doveva avere la stessa età di Kendra se erano andate alla riunione scolastica insieme ma sembrava molto più vecchia, più vicina ai cinquanta che ai quaranta. Aveva i capelli castano chiaro, ovviamente tinti, e gli occhi marroni erano iniettati di sangue come un tempo erano quelli di Keri. La parola che le venne immediatamente alla mente per descriverla era nervosa.

“Becky Sampson?” chiese seguendo il protocollo, anche se la foto sulla patente di guida che le era stata inviata per strada chiaramente era la sua. Tenne la mano destra sul calcio della pistola.

“Sì. Detective Locke? Entri.”

Keri entrò, mantenendo una certa distanza tra lei e Becky. Persino le anoressiche con aspirazioni alla Beverly Hills potevano far danni se abbassavi la guardia. Cercò di non arricciare il naso all’aroma ammuffito che permeava l’appartamento.

“Posso offrirle qualcosa?” chiese Becky.

“Mi andrebbe un bicchiere d’acqua,” rispose Keri, non tanto perché ne volesse uno ma perché le avrebbe permesso di scrutare meglio l’appartamento mentre la sua ospite era in cucina.

Con le finestre chiuse e le imposte tirate, il posto era soffocante. Tutto sembrava essere cosparso da uno strato di polvere, dai tavolini da salotto alle librerie al divano. Keri entrò nel soggiorno e capì di essersi sbagliata.

Una parte del tavolo da caffè era splendente, come se venisse usata costantemente. Sul pavimento, di fronte a quel punto, Keri notò molte briciole di ciò che sembrava essere una polverina bianca. Si inginocchiò, ignorando le urla di dolore alle costole, e guardò sotto al tavolo. Riuscì a vedere una banconota da un dollaro parzialmente arrotolata, coperta da un residuo biancastro. Sentì il rubinetto chiudersi e si alzò in piedi prima che Becky rientrasse nella stanza con due bicchieri d’acqua.

Chiaramente sorpresa di vedere la sua ospite così lontana dall’ingresso, Becky le diede un’occhiata sospettosa prima di far andare lo sguardo involontariamente sul punto pulito del tavolino.

“Le spiace se mi siedo?” chiese Keri con nonchalance. “Ho una costola rotta e mi fa male se rimango in piedi troppo a lungo.”

“Certo,” disse Becky, apparentemente placata. “Com’è accaduto?”

“Un rapitore di bambini mi ha picchiata.”

Becky sgranГІ gli occhi dallo stupore.

“Oh, non si preoccupi,” la rassicurò Keri. “Gli ho sparato e l’ho ucciso subito dopo.”

Abbastanza sicura di aver fatto abbassare la guardia a Becky, si tuffГІ nella conversazione.

“Dunque, al telefono le ho detto che avevo bisogno di parlarle di Kendra Burlingame. È scomparsa. Ha idea di dove potrebbe essere?”

Se possibile, Becky sgranГІ gli occhi ancor piГ№ di prima.

“Cosa?”

“Non si hanno sue notizie da ieri mattina. Quando è stata l’ultima volta che le ha parlato?”

Becky cercò di rispondere ma d’un tratto si mise a tossire e rantolare. Dopo alcuni istanti, si riprese abbastanza da parlare.

“Siamo andate a fare shopping sabato pomeriggio. Cercava un vestito nuovo per il galà di beneficienza di stasera. È davvero sicura che sia scomparsa?”

“Ne siamo sicuri. Come si è comportata sabato? Le è sembrata ansiosa per qualcosa?”

“No,” rispose Becky tirando su col naso e prendendo un fazzoletto. “Voglio dire, c’erano piccoli intoppi con l’organizzatrice della raccolta fondi di cui si stava occupando, telefonate con il catering, e cose del genere. Ma non era niente di cui non si fosse occupata un milione di volte. Non sembrava tanto preoccupata.”

“E per lei, Becky, com’è stato stare ad ascoltare quelle telefonate su un elegante galà mentre comprava un vestito costoso?”

“Che cosa intende dire?”

“Intendo dire che lei è la sua migliore amica, giusto?”

Becky annuì. “Da quasi venticinque anni,” disse.

“E vive in questo appartamento con una sola camera da letto, mentre la sua migliore amica vive in una villa in collina. Non è mai gelosa?”

Guardò Becky con attenzione. L’altra donna bevette un sorso d’acqua, ma tossì come se le fosse andato di traverso. Dopo alcuni secondi, rispose.

“A volte sì, mi capita di essere gelosa. Lo ammetto. Ma non è colpa di Kendra se le cose a me non sono andate altrettanto bene. A dire la verità, è difficile arrabbiarsi con lei. È la persona più gentile che conosco. Ho dovuto affrontare… dei problemi, e lei è sempre stata presente per me quando le cose si sono fatte difficili.”

Keri sospettava di che tipo di “problemi” stesse parlando ma non disse nulla. Becky proseguì.

“E poi con me è molto generosa, ma non spadroneggia mai. È un equilibrio difficile da mantenere. In realtà mi ha comprato lei il vestito che indosserò al galà di stasera, presumendo che si svolga ancora. Lei lo sa?”

“No,” rispose Keri brusca. “Mi parli della sua relazione con Jeremy. Com’era il loro matrimonio?”

“Buono. Sono ottimi compagni, una vera e propria squadra.”

“Non suona molto romantico. È un matrimonio o una società?”

“Non penso che siano mai stati una coppia super-appassionata. Jeremy è molto conservatore, un tipo poco sentimentale. E Kendra ha superato la fase del tipo sexy e selvaggio sui vent’anni. Credo che fosse felice di avere un uomo stabile e dolce su cui contare. So che lo ama. Ma non stiamo parlando di Romeo e Giulietta, se è questo che intende dire.”

“Okay, perciò desiderava ardentemente quella passione? Magari l’aveva cercata, diciamo in occasione di un viaggetto per una riunione scolastica?” chiese Keri.

“Perché me lo chiede?”

“Jeremy ha detto che sembrava un po’ nervosa dopo essere tornata dalla vostra riunione.”

“Oh, quello,” disse Becky, tirando su col naso ancora prima di scoppiare in un altro breve attacco di tosse.

Mentre Becky cercava di riprendere il controllo, Keri notГІ uno scarafaggio attraversare veloce il pavimento e cercГІ di ignorarlo. Quando Becky si riprese, continuГІ.

“Mi creda, non ha combinato niente in quel viaggio. In effetti è stato il contrario. Un suo ex, uno che si chiama Coy Brenner, continuava a provarci con lei. È stata cortese ma lui era inarrestabile.”

“In che senso inarrestabile?”

“Cioè fino a diventare sgradevole. Era uno di quei tipi selvaggi di cui le parlavo. Comunque non avrebbe accettato un no come risposta. Alla fine della riunione, ha detto qualcosa sull’andarla a cercare in città. Credo che l’abbia davvero spaventata.”

“Vive qui?”

“Vive a Phoenix da molto tempo. È stata là la riunione. Siamo tutti cresciuti lì. Ma ha accennato a un recente trasferimento a San Pedro – ha detto che lavorava al porto.”

“Quanto tempo fa si è svolta questa riunione?”

“Due settimane fa,” disse Becky. “Crede davvero che lui abbia qualcosa a che fare con tutto questo?”

“Non lo so. Ma lo verificheremo. Dove posso trovarla se ho bisogno di contattarla ancora?”

“Lavoro a un’agenzia di casting sulla Robertson, di fronte al ristorante The Ivy. Si trova a circa dieci minuti a piedi da qui. Ma tengo sempre il cellulare con me. La prego di non esitare a chiamarmi. Mi chieda pure tutto quello che posso fare per aiutare. È come una sorella, per me.”

Keri guardò attenta Becky Sampson, tentando di decidere se si trattava dell’elefante nella stanza. Il tirare su col naso e il tossire continui, la totale noncuranza per il mantenimento di una casa vivibile, i residui bianchi e la banconota arrotolata sul pavimento – tutto suggeriva che la donna soffriva di una grave dipendenza da cocaina.

“Grazie di avermi concesso il suo tempo,” disse alla fine, decidendo di lasciar perdere per il momento.

La situazione di Becky avrebbe potuto rivelarsi utile in futuro. Ma non c’era bisogno di usarla ora, quando non costituiva un vantaggio strategico. Keri lasciò l’appartamento e prese le scale per scendere, nonostante le fortissime fitte alla spalla e alle costole.

Si sentiva un po’ in colpa a tenere il problema di coca di Becky come una carta potenziale da giocarsi durante le indagini. Ma la colpa svanì rapida non appena lasciò l’edificio e respirò l’aria fresca. Era una detective della polizia, non una consulente sulle droghe. Tutto ciò che poteva aiutarla a risolvere il caso era giustificabile.

Mentre si immetteva nel traffico e puntava alla freeway, chiamò l’ufficio. Aveva bisogno di tutto ciò che sapevano sull’ex fidanzato aggressivamente interessato a Kendra, Coy Brenner. Aveva intenzione di fargli una visita a sorpresa.




CAPITOLO SETTE


Keri cercò di mantenersi calma anche se sentiva salire la pressione del sangue. Il traffico dell’ora di punta si stava facendo più fitto mentre procedeva verso sud sulla 110 in direzione del porto di Los Angeles a San Pedro. Erano passate le sedici, e pur usando la corsia preferenziale e la sirena, procedeva lentamente.

Finalmente uscì dalla freeway e proseguì nel complicato bacino di strade fino all’edificio amministrativo sulla Palos Verdes Street. Lì doveva incontrare il suo contatto con la polizia portuale, che le avrebbe assegnato due agenti come rinforzo durante l’interrogatorio di Brenner. La partecipazione della portuale era richiesta, dato che la giurisdizione era la loro.

Normalmente Keri era irritata da quel tipo di esigenze burocratiche, ma per una volta non le dispiaceva l’idea di avere dei rinforzi. Di solito era piuttosto sicura di sé nel confrontarsi con ogni possibile sospettato, dato era aveva imparato il Krav Maga e che aveva anche preso qualche lezione di boxe da Ray. Ma con la spalla messa male e le costole malconce, non era sicura di se stessa come il solito. E Brenner non sembrava una passeggiata.

Stando al detective Manny Suarez, che al distretto aveva fatto delle ricerche per Keri mentre lei era per strada, Coy Brenner era un bell’elemento. Era stato arrestato una mezza dozzina di volte nel corso degli anni, due per guida in stato di ebbrezza, una per furto, due per aggressione, e più straordinariamente per frode, con la quale si era guadagnato il periodo di detenzione più lungo, sei mesi. Era stato quattro anni prima, e dato che non gli era permesso lasciare lo Stato per altri cinque, tecnicamente stava violando la libertà condizionale.

Adesso era uno scaricatore di porto al molo 400. Anche se a Becky e a Kendra aveva accennato di essersi trasferito a San Pedro solo nelle ultime settimane, la documentazione mostrava che viveva in un appartamento di Long Beach da piГ№ di tre mesi.

Il contatto della polizia portuale, il sergente Mike Covey, e i suoi due agenti la stavano aspettando quando arrivò. Covey era un uomo dall’aria seria sul finire dei quarant’anni, alto e con una calvizie incipiente. Lei lo aveva aggiornato brevemente al telefono e ovviamente lui aveva fatto lo stesso con i suoi uomini.

“Il turno di Brenner termina alle sedici e trenta,” le disse Covey dopo le presentazioni. “Dato che sono già le sedici e quindici, ho chiamato il suo capo e gli ho detto di non lasciar andare i dipendenti in anticipo. Si sa che ogni tanto lo fa.”

“Lo apprezzo. Immagino che dovremmo partire subito. Voglio dare un’occhiata a quel tipo prima di interrogarlo.”

“Lo capisco. Se vuole, possiamo usare la sua auto per destare meno sospetti. Gli agenti Kuntsler e Rodriguez possono seguirci separatamente con l’auto della squadra. Teniamo sotto controllo i moli costantemente quindi il suo sospetto non troverà strano vederli in giro. Ma se vede una faccia sconosciuta uscire da un veicolo nostro, potrebbe insospettirsi.”

“Mi sembra ottimo,” disse Keri, apprezzando il fatto di non trovarsi in mezzo a una guerra per il territorio. Sapeva che probabilmente era così perché la polizia portuale odiava la cattiva pubblicità. Sarebbero stati felici di occuparsi della cosa in silenzio, anche se ciò significava cedere l’autorità a un’altra agenzia.

Keri seguì le indicazioni stradali del sergente Covey attraverso il ponte Vincent Thomas fino al parcheggio per visitatori del molo 400. Ci volle più di quanto Keri si aspettasse, e arrivarono alle sedici e ventotto. Covey parlò alla radio, dicendo al responsabile del molo che poteva lasciar andare i suoi uomini.

“Brenner dovrebbe attraversare il nostro campo visivo per raggiungere il parcheggio per dipendenti da un momento all’altro,” disse. Mentre parlava, la vettura della squadra li superò e cominciò a girare intorno al molo in modo lento e casuale. Sembrava del tutto ordinario.

Keri guardò gli scaricatori di porto uscire in fila indiana dal deposito del molo. Uno si accorse di aver ancora addosso l’elmetto protettivo e tornò indietro di corsa per restituirlo. Altri due percorsero veloci l’ampio tragitto, chiaramente diretti alle macchine. Il resto di loro camminava in un grande gruppo, apparentemente senza fretta.

“Quello è il suo uomo,” disse Covey facendo un cenno in direzione di un tizio che camminava solo. Coy Brenner condivideva solo un’effimera somiglianza con l’uomo della foto segnaletica che gli avevano scattato quando era stato arrestato in Arizona quattro anni prima. Quell’uomo aveva un’aria slanciata e affamata, con capelli castani lunghetti e ispidi e un accenno di barba.

Quello che adesso attraversava pesantemente il parcheggio aveva messo su una decina di chili, nel frattempo. Aveva i capelli tagliati corti e la barbetta era diventata una vera e propria barba. Indossava blue jeans e una camicia da tagliaboschi e camminava tenendo la testa bassa, con una smorfia sul viso. Coy Brenner non la faceva pensare a un uomo molto felice della sua vita.

“Può aspettare, sergente Covey? Voglio vedere come reagisce dovendosi confrontare solo con una poliziotta donna.”

“Certo. Per il momento vado al deposito. Dirò ai ragazzi di rimanere indietro anche loro. Faccia segno quando vuole che la raggiungiamo.”

“Okay.”

Keri uscì dall’auto, indossò una giacca per nascondere la pistola e seguì Brenner a distanza, non volendo ancora fargli sapere che si trovava lì. Le sembrava ignaro, perso nei suoi pensieri. Quando ebbe raggiunto il suo vecchio pick-up, lei gli era quasi addosso. Sentì il telefono vibrare per un messaggio e si irrigidì. Ma lui ovviamente non l’aveva sentito.

“Come va, Coy?” gli chiese in modo civettuolo.

Lui si voltГІ, chiaramente preso alla sprovvista. Keri tolse gli occhiali da sole, gli rivolse un ampio sorriso e si portГІ una mano al fianco con leggerezza.

“Ciao?” chiese, più che dire.

“Non dirmi che non ti ricordi di me! Sono passati solo quindici anni. Sei Coy Brenner di Phoenix, no?”

“Sì. Abbiamo fatto le scuole insieme?”

“No. Il tempo che abbiamo trascorso insieme è stato educativo, ma non in senso scolastico, se mi hai capito. Sto cominciando a offendermi un po’, sai?”

Sto calcando un po’ la mano. Forse ho perso il mio tocco.

Ma il viso di Coy si fece più dolce e Keri capì di aver fatto centro.

“Scusami – è stata una giornata lunga, e sono passati un sacco di anni,” disse. “Sarei felice di familiarizzare di nuovo con te. Mi ripeti come ti chiami?” Sembrava sinceramente perplesso.

“Keri. Keri Locke.”

“Sono davvero sorpreso di non riuscire a inquadrarti, Keri. Sembri il tipo di ragazza che mi ricorderei. Come mai sei venuta fin qua?”

“Non sopporto il caldo dell’Arizona. Lavoro per la città, adesso. Nell’assistenza sociale – piuttosto noioso. E tu?”

“Quello che faccio ce l’hai sotto agli occhi.”

“Un ragazzo del deserto finito a lavorare sull’acqua. Com’è successo? Volevi entrare a Hollywood? Volevi imparare a fare surf? Seguivi una ragazza?”

Mantenne il tono leggero ma lo osservò attentamente in cerca di una reazione all’ultima domanda. La sua espressione confusa ma intrigata sparì all’istante, sostituita da una di diffidenza.

“Faccio davvero fatica a inquadrarti, Keri. Mi ricordi quando ci siamo frequentati?” C’era un tono tagliente che un attimo prima non esisteva.

Keri capì che la sua trovata si stava consumando e decise di farsi un po’ più aggressiva.

“Forse non ti ricordi di me perché non assomiglio a Kendra. Non è vero, Coy? Hai occhi solo per lei, no?”

Quegli occhi passarono subito dalla diffidenza alla rabbia e lui fece un passo avanti. Keri gli guardГІ i pugni contrarsi involontariamente. Lei non vacillГІ.

“Chi diavolo sei?” chiese. “Che cosa vuoi?”

“Sto solo facendo conversazione, Coy. Perché adesso sei così maleducato?”

“Io non ti conosco,” disse, ora apertamente ostile. “Chi ti ha mandata, suo marito? Sei una specie di investigatore privato?”

“E se lo fossi? Avrei qualcosa su cui indagare? Vuoi toglierti un peso dal petto, Coy?”

Fece un altro passo verso di lei. I loro visi erano a meno di trenta centimetri di distanza, adesso. Invece di ritirarsi, Keri raddrizzГІ le spalle e alzГІ il mento con gesto di sfida.

“Credo che tu abbia commesso un terribile errore a venire qui, signorina,” ringhiò Coy. Dava la schiena alla vettura della squadra, che gli si era avvicinata lentamente e ora viaggiava pianissimo a meno di sei metri di distanza.

Con la coda dell’occhio, Keri riuscì a vedere il sergente Covey che prudentemente si allontanava dal deposito, attento a rimanere anche lui dietro a Coy. Keri sentì l’impellente bisogno di fare un cenno nella loro direzione, ma si costrinse a ignorarlo.

Ora o mai piГ№.

“Che cos’hai fatto a Kendra, Coy?” chiese, e ogni traccia di allegria le aveva lasciato la voce. Lo fissò severa, e la mano andò ad accarezzare ancora una volta il calcio della pistola, pronta a tutto.

Alla sua domanda, gli occhi di Coy passarono dalla rabbia alla sorpresa e lei capì che non aveva idea di quello che gli stava dicendo. Coy fece un passo indietro.

“Cosa?”

Immediatamente capì che quello non era il loro uomo, ma continuò a spingere per sicurezza.

“Kendra Burlingame è scomparsa e ho sentito che tu sei il suo stalker personale. Perciò, se le hai fatto qualcosa, questo è il momento giusto per confessare. Se cooperi, posso aiutarti. Se non lo fai, le cose potrebbero mettersi davvero male per te.”

Coy la fissava ma non sembrava capire del tutto quel che lei diceva. Era ignaro del fatto che il sergente Covey fosse ormai a pochi passi da lui. L’agente veterano teneva la mano sul fianco, sopra alla pistola. Non sembrava uno dal grilletto facile – sembrava solo preparato.

“Kendra è scomparsa?” chiese Coy, con l’aria di un bambino che aveva appena scoperto che il suo cane era stato appena soppresso.

“Quand’è stata l’ultima volta che l’hai vista, Coy?”

“Alla riunione – le ho detto che l’avrei cercata qui a Los Angeles. Ma ho capito che non era per niente interessata a me. Sembrava imbarazzata per me. Non volevo rivederle sul viso ancora quell’espressione, quindi ho lasciato perdere.”

“Non volevi punire la donna che ti aveva fatto sentire così?”

“Non mi aveva fatto sentire lei così. Mi vergogno di quello che sono diventato, senza bisogno di lei. È stato il fatto di aver visto quanto ero caduto in basso per lei – è stata una vera e propria rivelazione, sai? Ho mentito a me stesso dicendomi di essere un figo, un duro, per tanto tempo. Mi ci è voluta Kendra per vedermi come il fallito che sono davvero.”

La guardava disperato, sperando di creare una specie di legame. Ma a Keri non andava di esplorare i demoni interiori di quello lì. Si vergognava abbastanza di se stessa da non voler affrontare la vergogna di qualcun altro.

“Puoi dare spiegazioni sui tuoi spostamenti di ieri, Coy?” chiese, cambiando argomento. Capito che non avrebbe avuto nessuna compassione da lei, lui annuì.

“Sono stato qui tutto il giorno. Sono sicuro che il mio capo lo può confermare.”

“Possiamo fare delle verifiche,” disse il sergente Covey. Coy sobbalzò leggermente alla voce inaspettata alle sue spalle. Si voltò, sorpreso di vedere Covey a meno di un metro da lui e la macchina della squadra con Kuntsler e Rodriguez non molto più lontana.

“Perciò immagino che tu sia un poliziotto, vero?” disse Coy, abbattuto.

“Sì, dell’Unità persone scomparse del LAPD.”

“Spero che la troviate. Kendra è una ragazza fantastica. Il mondo è un posto migliore grazie a lei e merita di essere felice. Sono sempre stato innamorato di lei. Ma sapevo che era fuori dalla mia portata quindi non ci ho mai sperato. Se c’è altro che posso fare per aiutarvi, ditemelo.”

“Detective Locke,” intervenne il sergente Covey, “a meno che non abbia altre domande, sono felice di controllare il suo alibi. So che ci sono altre piste che vuole seguire. Inoltre dobbiamo occuparci di alcuni documenti relativi al signor Brenner. Ha mentito sulla sua domanda di impiego a proposito della libertà condizionale e ciò può portare alla sua interruzione.”

Keri vide il viso di Brenner crollare ancora di piГ№. Faceva davvero pena. E adesso, per giunta, era disoccupato. CercГІ di scacciare la sensazione di esserne in parte responsabile.

“Lo apprezzerei molto, sergente. Devo davvero andare e questo mi sembra un vicolo cieco. Grazie per tutto l’aiuto.”

Mentre Covey e gli agenti scortavano Coy Brenner di nuovo al deposito per interrogarlo, Keri salì in auto e controllò il messaggio che aveva ricevuto prima.

Era di Brody. Diceva:



IL GALÀ SI FA ANCORA. UN’OTTIMA OPPORTUNITÀ PER PARLARE CON QUALCUNO. CI VEDIAMO LÌ. METTITI QUALCOSA DI SEXY.



Brody continuava a impressionarla con la sua mancanza di intuizione e professionalità. Oltre a essere un incorreggibile sessista, non sembrava capire che una raccolta fondi la cui promotrice era scomparsa non era la sede d’incontro ideale per far sì che amici e colleghi svelassero la loro anima.

Inoltre, non ho neanche qualcosa da mettermi.

Certo, quella non era l’unica ragione. Se doveva essere onesta con se stessa, Keri doveva ammettere che parte del suo timore era dovuto al fatto che si trattava esattamente del tipo di eventi a cui andava sempre quando era una docente rispettabile, la moglie di un talent scout di successo, e la madre di un’adorabile bambina. Andare a questa cosa avrebbe voluto dire riportare alla memoria in modo intenso, splendente e doloroso la vita che conduceva prima della perdita di Evie.

A volte odiata il suo lavoro.




CAPITOLO OTTO


Keri aveva nello stomaco un vortice di ansia mentre sedeva nella sala d’attesa dello studio legale di Jackson Cave. L’aveva già fatta aspettare venti minuti, abbastanza per lei da chiedersi ripetutamente se avesse preso una decisione buona.

Stava tornando da San Pedro, calcolando quando le ci sarebbe voluto per arrivare alla casa galleggiante per indossare un abito da sera e poi andare a Beverly Hills per la raccolta fondi dell’associazione Solo Sorrisi. Ma mentre puntava a nord, aveva visto in lontananza i grattacieli del centro di Los Angeles ed era stata colta da un’urgente necessità. Si era ritrovata a guidare verso l’ufficio di Cave, senza un piano su cui fare affidamento.

Per strada aveva chiamato Brody in modo che potessero aggiornarsi. Dopo avergli detto del vicolo cieco che si era rivelato essere Coy Brenner, lui le aveva detto di San Diego.

“L’alibi di Jeremy Burlingame è verificato. È stato in sala operatoria tutto il giorno di ieri. Apparentemente stava supervisionando alcuni dottori di laggiù, gli stava insegnando una nuova procedura per la ricostruzione facciale.”

“Okay, senti, il traffico è davvero uno schifo, qui,” disse Keri. In parte era vero, ma era anche una scusa per fermarsi da Cave. “Perciò se arrivi al galà prima di me, limitati a perlustrare il posto, per favore. Non metterti a parlare con la gente.”

“Mi stai dicendo come fare il mio lavoro, Locke?”

“No, Brody. Sto solo suggerendo che muoversi lì dentro come un elefante in una cristalleria potrebbe essere controproducente. Alcune di quelle donne di mondo probabilmente si apriranno di più con un’altra ragazza vestita bene che con un tizio che la più relazione più duratura l’ha avuta con la sua automobile.”

“Fanculo, Locke. Parlerò con chi mi pare,” disse Brody sdegnato. Ma lei nella voce riuscì a sentirgli nella voce che aveva dei dubbi su quanto buona fosse l’idea.

“Fa’ come ti pare,” rispose Keri. “Ci vediamo lì.”

Ora, una buona mezz’ora dopo, non era ancora riuscita a vedere Cave. Erano quasi le diciassette e trenta. Decise di approfittare della quiete per dare un’occhiata in giro. Andò alla reception.

“Sa quanto ci vorrà ancora al signor Cave?” chiese alla segretaria, che scosse la testa per scusarsi. “Allora mi può dire dov’è il bagno, per favore?”

“In fondo al corridoio a sinistra.”

Keri puntò in quella direzione, con gli occhi attenti verso qualsiasi dettaglio che potesse darle un qualche vantaggio. Proprio davanti al bagno delle donne c’era una porta con su scritto Uscita. La aprì e vide che si apriva sullo stesso corridoio che aveva percorso per raggiungere l’ingresso dello studio.

Dopo essersi guardata in giro per verificare che nel corridoio non ci fosse nessuno, prese un fazzoletto dalla borsa e lo inserì nel buco del chiavistello in modo che non si chiudesse automaticamente. Poi entrò un attimo nel bagno per salvare le apparenze.

Quando tornò nell’atrio, una donna attraente con un impeccabile abito d’affari la stava aspettando per accompagnarla nell’ufficio di Jackson Cave. Mentre seguiva la donna, cercò di evitare che il cuore le saltasse fuori dal petto. Stava per incontrare l’uomo che forse possedeva la chiave per ottenere delle informazioni cruciali sul luogo in cui si trovava Evie, e non aveva un piano di azione.

L’unica altra volta in cui aveva incontrato Jackson Cave era stata alla stazione di polizia di una cittadina di montagna. Ci era venuto per salvare il suo cliente, Payton Penn, il fratello del senatore della California Stafford Penn. In sostanza aveva scoperto che Penn aveva assunto Alan Pachanga per rapire sua nipote, Ashley. Le cose le erano andate bene in quella cittadina di montagna, ma adesso si trovava in territorio nemico, e la cosa si percepiva chiaramente.

Jackson Cave era conosciuto praticamente in tutta la città per la sua reputazione come rappresentante delle maggiori aziende. Ma per le forze dell’ordine il suo lavoro pro-bono come difensore di stupratori, pedofili e rapitori di bambini era una chiara indicazione d’infamia.

Keri era stata immediatamente sospettosa di un uomo del genere. Una cosa era difendere un presunto assassino in un caso da braccio della morte o un disperato che aveva rapinato una banca per mantenere la famiglia. Ma rappresentare esclusivamente e con entusiasmo i peggiori perpetratori di violenze sessuali che la cittГ  aveva da offrire, gratis, le sembrava una scelta strana.

Tuttavia Keri sperava di sfruttare il lavoro di Cave a suo vantaggio. Sapeva che da qualche parte quell’uomo doveva avere un codice che avrebbe potuto fornire l’accesso al computer di Pachanga. Se fosse riuscita a trovarlo, sarebbe potuta giungere a informazioni su un’intera rete di rapitori professionisti. Il laptop avrebbe potuto includere anche qualcosa sull’uomo che aveva preso Evie, un uomo che lei credeva si facesse chiamare il “Collezionista”.

Tutto di quel luogo era progettato per intimidire. Lo studio stesso occupava tutto il settantesimo piano della US Bank Tower. Ovunque c’erano finestre che andavano dal pavimento al soffitto, che davano sulla vastità di Los Angeles. Costose opere d’arte coprivano le pareti. Tutto il mobilio era in pelle e mogano.

Finalmente raggiunsero un anonimo ufficio che si trovava alla fine del corridoio e la donna la condusse all’interno. Era vuoto. Keri fu accompagnata a una lussuosa sedia di fronte alla scrivania di Cave, che era immacolata.

Lasciata sola, si guardò intorno, cercando di carpire qualcosa dell’uomo dalle cose di cui si circondava. Non c’erano foto personali sulla scrivania né sulla credenza. Sul muro c’erano alcune foto di Cave con pezzi grossi vari, come il sindaco, molti consiglieri e alcune celebrità. Erano esposte anche la laurea del college (University of Southern California) e quella della scuola di legge (Harvard). Ma nulla dava un’idea dell’uomo né delle sue passioni.

Prima che potesse studiare meglio la stanza, Jackson Cave entrò. Keri si alzò in piedi subito. Lui era esattamente come se lo ricordava dal loro ultimo incontro. I capelli nero carbone erano pettinati indietro come quelli di Gordon Gekko in Wall Street. I denti dal bianco accecante riempivano una bocca ritorta in un sorriso finto e plastico. La pelle abbronzata brillava sotto il vestito Michael Kors blu scuro. E i penetranti occhi blu luccicavano di una fierezza che le ricordava un’aquila che cacciava una preda.

E poi, in un lampo, Keri seppe cosa avrebbe fatto. Jackson Cave, con le sue foto personali insieme a persone potenti e con il suo aspetto e stile immacolati, era un uomo a cui interessava come veniva percepito. Si guadagnava da vivere avendo la meglio sulle persone – i politici, le giurie, i media. E Keri sapeva che voleva avere la meglio anche su di lei. Era la sua natura.

Devo indebolire il suo scopo. Devo attaccarlo subito e velocemente, sovvertire le sue aspettative, sbilanciarlo. L’unico modo in cui riuscirò ad aprire una breccia nella sua corazza per fargli commettere un errore è colpendolo rapidamente in più punti. Forse così dirà per sbaglio qualcosa che potrebbe portarmi a craccare il codice.

Se riusciva a farlo arrabbiare, o anche solo a infastidirlo, magari avrebbe commesso un errore e avrebbe rivelato inavvertitamente qualcosa di importante. Considerando che lei giГ  lo disprezzava, non doveva sforzarsi tanto per trovare argomenti con cui attaccarlo. Doveva solo esagerare e cercare delle crepe nella sua facciata perfetta. Non sapeva esattamente quali potessero essere queste crepe, ma se stava attenta era sicura che avrebbe trovato qualcosa.

“Detective Keri Locke,” disse mentre la superava per accomodarsi alla scrivania, “che sorpresa inaspettata. È stato appena poche settimane fa che ci siamo ritrovati a chiacchierare nella fresca aria di montagna. E adesso ha acconsentito a venire a farmi visita qui nella giungla d’asfalto. A cosa devo l’onore?”




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